Ma veniamo alle parole facili, o almeno che credevamo che erano facili. Invece non tutti colgono. Semplifichiamo.
Proviamo a dire il concetto di BA-RA-TTO in modo ancora più più semplice rispetto alla canzone, usando l'esempio di CAROTE e PATATE.
BARATTO non vuol mica dire “io do una cosa a te tu dai una cosa a me”. No, quello è lo scambio. Baratto vuol dire: “io do una cosa a te (che tu non hai e che ti serve), e tu in cambio dai una cosa a me (che io non ho e che mi serve). E lo decidiamo insieme, perché deve andare bene a tutti e due”. Se io baratto il mio accendino per la tua utilitaria, per quanto scassata, forse tu non ci stai.
Quindi. Se si parte dal fatto che tu hai già preso la mia musica (se lo hai fatto l'hai scelta; per ascoltarla o per diffonderla, hai fatto come se fosse già tua) è perché ti “serve” (se no la lasciavi lì dov'era, giusto?); non vale che in cambio mi proponi altra musica, perché ne ho già di mia da dare via. Non barattiamo un accendino per un altro accendino: ci teniamo il nostro.
Allora, se io ho le CAROTE e tu hai le PATATE, il vantaggio è reciproco (per tutti e due). Se tu prendi le mie carote, posso chiederti in BA-RA-TTO qualche patata? Anche piccola, anche marcia... Grazie!
Così è un baratto, si deve andare bene tutti e due. Se no lascia perdere le mie carote, e coltivati le tue. Oppure vieni qui, fottimi pure le carote (non posso farci niente), tienti le tue patate e concedimi almeno di mandarti cordialmente a farti fottere. Che alla fine almeno questo è gratis per tutti e non fa male a nessuno.
Questo è BA-RA-TTO.
Al prossimo giro, le figurine.
Giovanni Succi e Bruno Dorella